ROGER DEAKINS’s THOUGHT
Il pluricandidato Best Cinematography Roger Deakins ha 25 consigli per affrontare questo mestiere.
Abbiamo tradotto i primi cinque.
1. NON FARSI DISTRARRE DALLA TECNICA
“Come far funzionare una testata a manovelle deve diventare una seconda natura perché può essere un disastro se la tecnica distrae il camera operator dal rapporto che ha con il soggetto. Agli inizi mi esercitavo facendo la figura dell’otto e poi ho fatto progressi facendo la mia firma con le manovelle. Adesso non ho più bisogno di esercitarmi, ma ogni volta che inizio un film e uso una testata a manovelle mi rassicuro che posso ancora fare la mia firma. Non tutti scelgono una testata a manovelle e non è detto che sia una scelta vantaggiosa. Dipende dal film”.
2. SCOPRIRE IL PROPRIO STILE
“Sono molto prudente a mostrare troppo disegni e schemi. Non perché io sia reticente o perché non voglia mostrare qualcosa di personale. Niente affatto! Ricordo solo che quando ho iniziato come filmmaker e come direttore della fotografia non ho mai guardato un altro direttore della fotografia al lavoro. L’unico che ho avuto modo di vedere al lavoro è stato Douglas Slocombe sul set di ‘The pirates of Penzance’ mentre stavo girando il making of. Mi è piaciuto vederlo all’opera ma il suo modo di lavorare non ha avuto nessuna influenza su di me. I nostri stili non potrebbero essere più diversi. Io la penso così: non si può imparare il nostro mestiere copiando qualcuno. Spero solo che quello che faccio possa ispirare gli altri. Sarei sconvolto se il mio stile fosse preso ad esempio per fare nel modo giusto il nostro lavoro. Il mio stile è solo una delle infinite possibilità di fare questo lavoro”.
3. UN COMPROMESSO A VOLTE È NECESSARIO PER UN FILM MIGLIORE
“A volte, come le scene nel braccio della morte in ‘Dead Man Walking’, è meglio compromettere la composizione, l’illuminazione e forse anche un po’ il suono e girare con due macchine per aiutare un attore a far meglio la sua performance. A volte è meglio avere un campo più largo, con il rischio di inquadrare un microfono o uno stativo piuttosto che interrompere la concentrazione di un attore. Quando un attore è pronto sul set potrebbe essere troppo tardi per cambiare qualcosa. A quel punto, se vedo una brutta ombra o uno sguardo che è leggermente fuori asse potrei parlare con l’attore. Oppure no. Sarebbe meglio cambiare le cose al secondo ciak. Ma se poi lo giudico un mio errore allora devo cercare che non accada la prossima volta. Un film non sarà mai brutto se il lavoro dell’attore è una grande performance; mai il contrario. Vale sempre la pena di ricordarlo”.
4. LAVORA SUI TUOI LIMITI
“Raramente ho messo le luci sui documentari che ho girato in Africa.
Spesso ho lavorato senza un assistente in modo da non portare più mezzi dello stretto necessario. Ho fatto portare delle lenzuola bianche per proteggere i mezzi tecnici dal sole e una coperta isotermica, che ho usato per le notti fredde (e in Botswana fa molto freddo, per esempio). Credo che l’aspetto più importante di un documentario è quello di usare al meglio la luce naturale, scegliendo semplicemente la posizione della macchina e del soggetto. Per me, anche usare un cavalletto o un corpo illuminante, di solito era una distrazione e controproducente”.
5. OGNI FILM È IL FILM DEL REGISTA.
“Mi crea problemi la facilità con cui si dice che quello che facciamo è arte. Questo sarà vero per qualcun altro. Per me è un lavoro, un lavoro creativo che mi piace fare, ma sempre un lavoro. L’aspetto collaborativo del nostro lavoro è molto importante, ma lo è anche la natura gerarchica di una troupe cinematografica. Ogni film è il film del regista e non dobbiamo mai dimenticarlo”.
Prossimamente online gli altri consigli.