KEY LIGHT – Luce e Cinema X
E’ online il X articolo della rubrica curata da SHOT Academy ‘Key Light: Luce e Cinema’ pubblicato sulla rivista ‘Luce & Design‘.
The misfits
ovvero
la luce della decadenza
‘Tutti stiamo morendo. Ogni minuto che passa ci avviciniamo sempre di più alla morte’. Clark Gable muore pochi giorni dopo le riprese. Per Marilyn Monroe fu la vera ultima interpretazione; non finirà mai le riprese del film successivo ‘Something’s got to give’. Morirà nell’agosto del 1962.
‘The misfits’ (Gli Spostati) di John Houston (1961) è, per molti versi, un film testamento.
Key Light indaga per questa uscita un vecchio film della Hollywood anni ’60 che inconsapevolmente riflette il crepuscolo di un certo mondo e di un certo modo di fare cinema. Sono gli anni in cui la televisione ‘ruba’ spettatori alle sale e registi come John Cassavetes, Martin Scorsese, Arthur Penn, Robert Altman, Francis Ford Coppola – storicamente riconosciuti come appartenenti alla New Hollywood – intuiscono che il cinema ha perso quel tratto caratteristico di entertainment e che le majors non sono più quella fabbrica di soldi e divi che incontrastate dominano l’industria cinematografica. ‘Easy rider’ di Dennis Hopper del 1968 segna questo storico passaggio.
‘The misfits’ fu l’unico film scritto esclusivamente per il grande schermo da Arthur Miller e lo scrisse appositamente per la moglie Marilyn Monroe. Un prolisso dramma denso di letteratura che John Houston sapientemente trasformò in un long seller movie.
Quando una luce ci acceca, quando il bagliore di una sorgente luminosa colpisce direttamente i nostri occhi, che colori ricordiamo in quel momento? Nessuno. La forte luminosità azzera il croma e percepiamo soltanto un indistinto bianco. ‘The misfits’ è un film fortemente luminoso e, per questo, giustamente in B/W. Non c’è gamma, ma c’è contrasto.
Decadente e decaduto, il B/W del film è un bagliore che suona come un passaggio finale. Immersi nella pioggia di luce, non dobbiamo (con)notare la scena per quel che mostra. Bisogna percepire l’invisibile. La decadenza, per l’appunto, che segna la caduta di un’idea. Stiamo scendendo – anzi decadendo – nell’Ade e questa catabasi deve necessariamente fare i conti con la realtà, con i tempi che segnano quell’aspirazione. ‘The misfits’ recita il titolo in inglese (nella traduzione italiana diventerà “Gli Spostati”). Ma la corretta traduzione è ‘I disadattati’, che rende ancora di più il senso del finito, del passato. Un’idea che decade, diviene mortale.
Contrasti assoluti
‘Tutti stiamo morendo. Ogni minuto che passa ci avviciniamo sempre di più alla morte’, dice Marilyn Monroe mentre balla in una scena esemplare nel rappresentare la voluttà e la sessualità repressa in un covo di cowboy. I tagli di luce squartano il set e le ombre, nette, inchiostrate di nero, sono provocate dai potenti proiettori dell’epoca a lente di fresnel. Le ombre sono una minaccia, sono l’incombere della fine. Così come la macrosequenza nel deserto, che fotograficamente e testualmente segnano la fine di un’epoca. Il Direttore della Fotografia, Russell Metty fotografa il deserto del Nevada come un Caronte che trasporta sula sua zattera/negativo la fine del Far West. Gli ultimi cowboy sono degli sciacalli, dediti all’alcool, che commerciano carne equina per farne cibo in scatola. Il loro destino è la solitudine perché non sanno amare con sentimento (ecco che, se tradotto letteralmente, il titolo suona ancora meglio). Il deserto del Nevada e la piccola cittadina di Reno al confine con la California – il mitico Far West – non sono che l’invisibile specchio della città dei giochi e delle facili fortune di Las Vegas, indelebile contrappasso del nuovo che avanza e che lascia senza futuro, in una polvere di sabbia al vento, gli appartenenti alle vecchie generazioni (e non solo anagraficamente).
Il lavoro del Direttore della Fotografia Russell Metty
Russell Metty – già best cinematography per ‘Spartacus’ di Stanley Kubrick, e DoP, fra l’altro, di ‘The stranger’ e ‘Touch of evil’ entrambi di Orson Welles (memorabile il piano-sequenza iniziale di quest’ultimo) – si è sempre contraddistinto per uno stile play of light and shadows. Il gioco di ombre e luci che lo ha segnato inconfondibilmente nel film di Orson Welles ‘The stranger’, nel film di John Houston è azzerato dal deserto. Cielo e sabbia hanno la stessa esposizione. Una pari brillanza fra cielo e terra che è raro poter trovare.
La scena della cattura dei mustang è eterea, senza ombre e senza contrasto. Ci resta in testa il ricordo di un bianco che si mischia alla polvere e che allontana la fisicità dell’azione.
Unico personaggio ‘bianco’ fra i tanti ‘neri’ che la circondano, Marilyn Monroe, spesso fotografata con un soft focus, è impalpabile come il deserto. Lei è l’ultima ‘naturale’; esposta con la stessa brillanza del deserto, è come un elemento luminoso scenografico, tanto quanto la location. Neanche la notte deve essere ‘nera’. Gli EXT.NIGHT sono un classico esempio di day for night, la cosiddetta notte americana, un’ atecnica che prevede di girare con il filtro Polar sottoesponendo di 2 stop per rendere il contrasto più inciso, lasciando sullo sfondo il cielo inevitabilmente ancora troppo luminoso per una vera notte.
Del film ci resta il ricordo di un B/W che sparge senza distinzioni in tutte le direzioni i suoi raggi luminosi. Nessun colore per la fine di un’epoca, per la decadenza.
THE MISFITS (1961)
by John Houston
Director of Photography: Russell Metty
TECHNICAL SPECIFICATIONS
Aspect ratio: 1,66 : 1
Film negative: Kodak Double X 5222
Per approfondimenti:
http://www.cinephiliabeyond.org/john-hustons-the-misfits/
https://thelongtake.net/2016/08/10/john-huston-the-misfits/
http://www.cinematographers.nl/GreatDoPh/metty.htm